Sigarette elettroniche -

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Nannarè
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Sigarette elettroniche alla prova del Tar.
    I conti in tasca al settore che rischia grosso


    Domani il giudice amministrativo dovrebbe depositare il suo parere sulla maxi-imposta al 58,5% per lo svapo. Nelle intenzioni dell'Erario dovrebbe portare 117 milioni, ma per ora siamo a quota zero. Secondo uno studio della Luiss le imprese devono già far fronte a 38,5 milioni di debito fiscale e in prospettiva il settore è destinato a saltare
    di RAFFAELE RICCIARDI - repubblica.it

    Per il mondo dello "svapo", il consumo di sigarette elettroniche, il d-day è vicino. Domani il Tar del Lazio dovrebbe pubblicare la sua decisione in merito alla super-tassa che fissa un'imposizione al 58,5% per il fumo elettronico. Un inasprimento delle accise che risale al decreto su Lavoro e Iva dell'agosto scorso, con la quale si sono equiparate le e-cig al tabacco tradizionale. Nel conteggio rientrano non solo i liquidi (la componente che ha la nicotina), ma anche le batterie, i caricatori e tutti gli accessori necessari per aspirare senza bruciare carta e tabacco.

    Una tassa che ha da subito fatto salire sulle barricate i rappresentanti della categoria, con Confindustria Anafe in testa. Nell'impianto originario del decreto si prevedeva un beneficio per l'erario di 117 milioni di euro nel 2014. Ma ad oggi siamo a quota zero, per via della difficile applicazione di questa imposta. Il decreto è stato infatti pubblicato solo il 7 dicembre, per far entrare in vigore la normativa a partire da inizio gennaio. Le aziende, visti i tempi ristretti necessari a svolgere le procedure di autorizzazione per la commercializzazione (presso l'Aams) e quelle per versare l'imposta, hanno fin da subito sollevato il problema dell'applicazione e - di conseguenza - hanno fatto ricorso al Tar.

    Il Tribunale amministrativo ha sospeso le procedure autorizzative,

    ma i Monopoli hanno precisato che il regime impositivo al momento non è da considerarsi interrotto. Nel mentre, è prima spuntato un emendamento - in sede di Milleproroghe - che doveva far scattare la tassazione da giugno, poi decaduto. Insomma, una vicenda quanto mai complicata sulla quale i giudici dovrebbero a breve gettar luce. La posta in gioco è elevata e lo mette in evidenza uno studio della Luiss Guido Carli a riguardo. La ricerca indaga gli effetti della tassazione sul lungo e breve periodo. In un orizzonte più ristretto, il blocco delle vendite del mese di gennaio 2014 dovrebbe aver portato minori ricavi per 33 milioni. "Considerando i liquidi", spiegano i ricercatori, "poiché in assenza di accise la quota del produttore sul prezzo di vendita ammontava a circa il 40% e il nuovo regime fiscale prevede un'imposizione per lo stesso produttore del 58,5% del prezzo di vendita, a prezzi costanti i produttori si troveranno con un debito fiscale pari in media a circa il 146% del loro fatturato dei mesi di gennaio e febbraio 2014", per i quali non hanno aggiornato preventivamente i listini.

    Riportando lo stesso ragionamento anche per le intere sigarette elettroniche, assumendo cioè che queste e i liquidi "rappresentino una grande parte del fatturato totale del mercato, si può concludere che oltre ai 33 milioni di mancati ricavi a livello di settore, i produttori si trovano a fare i conti con un debito fiscale complessivo di circa 38,5 milioni di euro a fronte di un fatturato complessivo di circa 26,4 milioni di euro".

    Alzando lo sguardo, la Luiss prova a ragionare sulla reazione elastica della domanda al variare dei prezzi e dei margini, conseguente al passaggio dell'accisa a zero al 58,5%. Si avrebbe allora un dimezzamento dei margini per i produttori e i venditori e "una riduzione delle quantità domandate dell'82%, con conseguente riduzione dei ricavi e dell'occupazione". Nel modello, "le entrate fiscali sembrano salire del 33%, ma la fragilità complessiva del settore non consentirebbe a nessuna agenzia di fare affidamento sulle presunte entrate aggiuntive". Se poi le aziende coinvolte provassero a mantenere i margini attuali, "il settore scomparirebbe perché non sarebbe in grado di sopportare un aumento dei prezzi addirittura pari al 250%. Perché il settore possa sopravvivere ad un tale aumento dei prezzi l'elasticità della domanda dovrebbe essere inferiore a 0,3. E' ovvio che una domanda così rigida non è plausibile per un bene che non è assolutamente di prima necessità".

    154741000-58e91fe2-a890-4543-9a56-4f7fe6989cdd
     
    Top
    .
0 replies since 1/4/2014, 22:52   13 views
  Share  
.